Alla scoperta di Calcutta: quando andare e cosa vedere.

La città di Calcutta si estende sulla riva orientale del fiume Hoogly, ramo principale del delta del Gange, zona caratterizzata da foreste di mangrovie che arrivano fino al golfo del Bengala, dove si trovano gli ultimi esemplari di tigre reale. La regione del delta ai confini con il Bangladesh è stata trasformata a parco nazionale con il nome di Sundarbans e figura nella lista dei Patrimoni Mondiali dell’Umanità.

Calcutta è molte volte paragonata a un pentolone sempre pronto ad esplodere, soprattutto per il continuo afflusso di immigrati dagli stati vicini: Calcutta è infatti la più grande zona industriale dell’India, le cui strade sono frequentate da milioni di poveri abbandonati a se stessi, e sembra uno strano caso che la divinità protettrice di Calcutta sia Kali, terribile dea della distruzione e della morte.

Calcutta è però anche la città dell’India in cui la tradizione britannica di epoca vittoriana è più viva che in altre metropoli: gli esponenti della borghesia intellettuale e delle ricche famiglie di industriali adottano ancora stili di vita spariti da tempo nell’attuale Inghilterra.

I mesi migliori per visitare la città sono dicembre e gennaio: il termometro si ferma infatti su valori primaverili. Assolutamente da evitare il periodo fra maggio e settembre: il monsone troneggia portando con sé abbondanti acquazzoni ed è sempre anticipato da fortissimi venti noti localmente come “Kal baisakhi”, che spesso creano tempeste di sabbia.

A differenza di molte città dell’India, Calcutta ha origini recenti: secondo la tradizione la città deve la sua nascita a Job Charnock, un ufficiale della Compagnia delle Indie Orientali, che nel 1690 fondò una piccola colonia sul luogo dove oggi sorge la città. Calcutta divenne la capitale della nuova colonia nel 1773.

Warren Hastings fu il primo governatore di Calcutta fino al 1912, anno in cui i britannici decisero il trasferimento della capitale a Delhi. Calcutta rimase uno dei punti di riferimento dei movimenti indipendentisti dell’India sostenuti da famosi intellettuali come Swami Vivekananda e del poeta Tagore.
Durante la II^ Guerra Mondiale Calcutta si trasformò in un importante polo militare delle truppe alleate, votato a contrastare l’invasione dell’esercito giapponese che aveva occupato la Birmania, che a quei tempi era parte dell’impero britannico. Il periodo peggiore è da ricordare negli anni del dopoguerra quando fu proclamata la divisione del Bengala in seguito agli accordi sull’indipendenza dell’India, proclamata nel 1947. Il Bengala occidentale entrò nell’Unione indiana, mentre la parte orientale (attuale Bangladesh) fu assegnata al Pakistan. Tra indù e musulmani scoppiarono violenti scontri e milioni di profughi varcarono il confine fra i due nuovi paesi.

Nel 2001 la città ha assunto il nuovo nome di Kolkata (termine che deriva dalla parola bengalese Kalikshetra, cioè “terra della Dea Kali”).

Il centro di Calcutta si estende tra il fiume Hooghly e un immenso parco noto come “Maidan”, proprietà dell’esercito indiano. Sul lato orientale del parco si estende invece Chowringhee, il quartiere più turistico di Calcutta.

Qui si trova il monumento alla regina Vittoria e la cattedrale di San Paolo, due importanti monumenti del periodo coloniale.

Il Victoria Memorial è il più famoso dei monumenti di Calcutta: un enorme edificio per la cui costruzione furono utilizzate tonnellate di marmo bianco. Oggi il Victoria Memorial è un museo con collezioni di quadri e di armi che immergono il visitatore nel periodo britannico in India. Proprio di fronte al Victoria Memorial, sorge la cattedrale anglicana dedicata a San Paolo.
Tra i quartieri settentrionali della città è importante citare quello di Jorasanko, che si estende in corrispondenza del ponte di Howrah, e quello di Shobhabazar, con le botteghe dei maestri artigiani di Kumartuli, specializzati in riproduzioni in terracotta di divinità indù. Il ponte di Howrah è uno dei simboli di Calcutta: con 705 metri di lunghezza è il sesto ponte del mondo. Ogni giorno più di 4 milioni di persone lo attraversano nel tragitto dalla stazione di Howrah al quartiere del bazar. Sulle gradinate sotto al ponte Howrah, sorge il mercato dei fiori, il posto più affollato di Calcutta.

Nei numerosissimi banconi sono ammassate ghirlande di dalia e altri fiori dai colori vivaci che vengono utilizzati per decorare le statue delle divinità indù all’interno dei templi di Calcutta. Nella zona meridionale della città sorge la Tomba di Madre Teresa, una semplice stanza del refettorio della casa madre delle Missionarie della Carità: la stanza è stata convertita in cappella.
Qui è conservata una collezione di lettere scritte dalla missionaria ed oggetti di uso quotidiano. A 20 chilometri dal centro di Calcutta sorge invece il Tempio di Dakshineswar, un santuario indù sulla riva orientale del fiume Hooghly, costruito tra il 1847 e il 1855 riprendendo lo stile medievale dei templi del Bengala. Il tempio è noto anche perché luogo di meditazione di Sri Ramakrishna Paramahamsa, un importante guru famoso per aver intrapreso vari percorsi mistici delle principali religioni del mondo.

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Bruno Bottaro, Consulente di viaggi online Evolution Travel

Bagno su fiume Hooghly
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Victoria Memorial
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Il ponte di Howrah
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